Bussole impazzite e alberi da frutto

Una scoscesa e liberatoria analisi del niente. PT I

Colonna Sonora: Piccola Anima di Ermal Meta & Elisa

Comunicare. Comunicare quello che si ha dentro. A volte basterebbe così poco.
A volte sembra proprio che sia il mondo circostante a fare in modo che questo processo avvenga. A volte è un input che parte da noi, deciso, senza mezzi termini.
A volte è talmente necessario che non avviene.

 

Un tempo le parole scorrevano come fiumi in piena. A volte era uno show continuo, a    volte era meno facile. Ho aspettato l’ispirazione come si aspetta un amante che non dice mai quando tornerà ne’ se abbia intenzione di farlo.

 

L’ho aspettata perché mi doveva un ritorno, e quando non l’ho vista arrivare per così tanto tempo ho creduto fosse scomparsa. Poi un barlume, una flebile piccola speranza, e quando meno te l’aspetti è qui, ancora una volta qui con me.

Almeno lei. Così le parole tornano a scorrere, frenetiche, incessanti.

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E sembra l’ago di una bussola, attivata dal dolore, che vortica confusamente.

Tu non lo sai che questa bussola scuote tutto quello che non sono,
come si scuote un albero da cui cadranno i frutti.
Ma da me non cade un cazzo.

L’idea iniziale era quella di fare silenzio, dentro e fuori di lei, al fine di mettere chiarezza sulle cose che davvero voleva e le cose che davvero le mancavano, togliendo tutto il resto, permettendole di alleggerire il suo bagaglio di pensieri, per portare solo quelli necessari. 
Continuava quindi in un certo senso a flirtare con la solitudine solo per poter identificare un vero suono dentro una valle di echi. Per riconoscerne il volto e non impararne a memoria le maschere. 
Ma era un meccanismo sottile di cui lei stessa faceva parte, nonostante il suo punto d’osservazione non riuscisse a cogliere il quadro d’insieme e continuasse a ripetersi che non era la cosa più importante, le sarebbe bastato districare i nodi a poco a poco, spogliarsi dalle intenzioni più irrisorie.

Con calma, con metodo, per sfuggire lentamente al torpore di una vita senza direzione.

Per chi ancora come me ha bisogno di parole, di trovare finalmente le parole necessarie (quelle inconfutabili – e per questo legittime) non rimane che aspettarle, e in qualsiasi modo si scelga di attenderle non rassegnarsi mai, non arrendersi mai perché ci sono ancora, sono là fuori, e torneranno per noi.

 Non devi rassegnarti.

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